Lotto 817 - Asta Numismatica 62

MEDAGLIE NAPOLETANE E DEL ...
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MEDAGLIE NAPOLETANE E DEL MERIDIONE Anno 1784 – Medaglia commemorativa per Livia Doria Carafa Argento dorato – 73,3 mm – 137,00 gr. ... Leggi tutto - FDC

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Descrizione

MEDAGLIE NAPOLETANE E DEL MERIDIONE Anno 1784 – Medaglia commemorativa per Livia Doria Carafa Argento dorato – 73,3 mm – 137,00 gr. – R4 – Opus: Bernardo Perger – D’Auria n. 41 nota del D’Auria: esistono degli esemplari battuti su lamina di oro e di argento in collezione privata. Coniata a Napoli. Al dritto: LIVIA . AB . AURIA . KARAFA . S . R . I . ET . AMPHISSIENSIUM . PRINC . Busto a destra della Principessa, con un velo sulla pettinatura e annodato sul petto. In basso: RAPTA . IV . KAL . FEB . / CI)I)CCLXXVIIII . AN . N . XXXIIII • Al rovescio: Nel campo: DILEXIT La carità, seduta stringe Imeneo e dona ai poveri presso di lei delle monete. Al suo fianco, in piedi la Religione le indica nel cielo un’aquila con due aquilotti fra gli artigli, in alto tre stelle e l’emblema del sole. Ai suoi piedi: una face accesa, una lira, il giogo, B.P.F. (Bernardo Perger Fecit). In esergo: CONIUGALIS MONUMENTUM / AMORIS. Commissionata in memoria della Principessa Livia Doria Carafa dal marito Vincenzo Maria Carafa di Rocciella, Livia Doria nacque il 1746 e morì il 1779 all’età di 33 anni. La medaglia fu approvata anche da Ferdinando IV di Borbone. L’incisore Bernardo Perger lavorò sui conii dopo avere attentamente studiato il busto in marmo della principessa, scolpito nel 1781 da Giuseppe Sanmartino. Descrizione dell’Incisore: Bernardo Perger nacque ad Istria nel 1736 circa, fu valente incisore di monete e medaglie oltre che tipografo, della quale carriera ne parla esplicitamente Lorenzo Giustiniani, nel suo Saggio del 1793, riportato integralmente. Saggio storico-critico sulla Tipografia del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani, 1793: Bernardo Perger, natio d’Istria essendo passato in Vienna da ragazzo si pose con un tale, che lavorava armi da fuoco. Indi passò in Monaco di Baviera presso un suo zio maestro di conio della zecca di Baviera, e colà apprese l’arte d’incidere i caratteri. Di nuovo fe passaggio in Vienna, dove fece un concorso per essere maestro di zecca, ed avendo dato sufficienti attestati della sua abilità a fronte degli altri, e dello stesso Kraff, che seco concorse, non volle indi accettare la carica, e portassi a Roma. Il conio, ch’ei fece di una medaglia rappresentante Clemente XIV, lo fece stabilire dal medesimo per incisore della fonderia di caratteri orientali in propaganda, e dopo qualche tempo passò finalmente in Napoli per maestro della nostra zecca con ducati 30 al mese ed abitazione. Egli subbito, che fu così stabilito in quella nostra capitale vi eresse una getteria di caratteri, ed una stamperia. Il Perger nel formare i suoi punzoni secondo la diversa gradazione dè caratteri no lo fe fatta avesse innanzi tempo un’analisi dè caratteri di Aldo, di Stefano, di Morello, di Wetstein, di Plantino, di Baskerville, di Fournier, di Roberto Gravison ec. Onde imitare piuttosto le opere di costoro, che apportarono all’arte impressoria sommo decoro, che formali altrimenti sorse di gusto proprio ed invenzione. A dire il vero i suoi caratteri non si sono gran fatto avvicinati alla nitidezza ed eleganza, siccome il giudizio Giovanni Barista Bodoni Piemontese statogli anche un tempo socio nella stamperia della Congregazione di propaganda far seppe per richiamare veramente il decoro, l’esattezza, e la dignità delle stampe italiane. L’abilità del Perger era veramente grande, e perciò ci avrebbe potuto fare qualche cosa di meglio. Egli con molta abilità ed attenzione esercitò dapprima la sua officine tipografica, e da far comparire i suoi caratteri più di quello, che non erano, avvegnacchè la mano imperfetta fa scomparire la nitidezza ed eleganza dè medesimi: ma dovea trattar cò nostri, ed armarsi perciò di gran pazienza più di quella, ch’egli realmente avea. Introdusse il torchio ad un tirata, forte com’ebbesi ad usare né primi tempi dell’antichità per avere più lavoro in un giorno. Invigilò similmente su tutti gli altri rimanenti ordigni alla buona esecuzione della stampa già fin da primi tempi inventati. Le Antichità biblico-feudali dell’Abate D. Felice Cappelli uscite dà suoi torchi nel 1780 son molto bene impresse, e così molte altre edizioni, ma le diverse sue cure non potettero indi far sempre assistere à lavorazioni del torchio, e quindi i suoi caratteri non solo niente compariscono in alcune edizioni, ma si vedono ancora mille altre improprietà tipografiche, le quali oscurano a torto l’abilità di questo ingegnosissimo uomo, morto non senza dispiacere addì 3 ottobre del 1786 di circa 50 anni. Forata, minimi graffietti nei campi appena toccati

Grading/Stato: FDC

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